L'Altopiano di Asiago nella Grande Guerra
A seguito dell’annessione del Veneto all’Italia nel 1866, l’Altopiano di Asiago divenne zona di confine tra il Regno di casa Savoia e l’Impero Asburgico. Per questo motivo, esso si trovò coinvolto nel primo conflitto mondiale sin dall’inizio delle ostilità e vi rimase sino alla loro conclusione, il 4 novembre 1918.
Nel primo anno di guerra i combattimenti coinvolsero un’area limitata all’Altopiano di Vezzena, principalmente con scambi di artiglieria e colpi di mano che solo in due occasioni assunsero l’entità di vere offensive: il 30 maggio ad opera del battaglione alpini "Bassano" ed il 24 agosto con l’assalto al Basson da parte delle brigate Ivrea e Treviso e nuovamente del battaglione alpini “Bassano” contro forte Spitz Verle.
Il 15 maggio 1916 la grande Offensiva di Primavera austro-ungarica (nota anche come Strafexpedition), costrinse le truppe italiane alla ritirata verso i margini meridionali dell’Altopiano di Asiago, mettendo in serio pericolo il fronte orientale della 1a Armata. Contenuta l’offensiva, il 25 giugno l’esercito italiano passava alla controffensiva che però si arrestò repentinamente contro le salde linee nemiche a nord di Asiago: il fronte così costituito non muterà sostanzialmente sino alla fine del conflitto, nonostante reiterati tentativi italiani.
Nel primo anno di guerra i combattimenti coinvolsero un’area limitata all’Altopiano di Vezzena, principalmente con scambi di artiglieria e colpi di mano che solo in due occasioni assunsero l’entità di vere offensive: il 30 maggio ad opera del battaglione alpini "Bassano" ed il 24 agosto con l’assalto al Basson da parte delle brigate Ivrea e Treviso e nuovamente del battaglione alpini “Bassano” contro forte Spitz Verle.
Il 15 maggio 1916 la grande Offensiva di Primavera austro-ungarica (nota anche come Strafexpedition), costrinse le truppe italiane alla ritirata verso i margini meridionali dell’Altopiano di Asiago, mettendo in serio pericolo il fronte orientale della 1a Armata. Contenuta l’offensiva, il 25 giugno l’esercito italiano passava alla controffensiva che però si arrestò repentinamente contro le salde linee nemiche a nord di Asiago: il fronte così costituito non muterà sostanzialmente sino alla fine del conflitto, nonostante reiterati tentativi italiani.
La sistemazione difensiva italiana 1916-1918
Onde evitare una nuova disastrosa sorpresa come quella del maggio 1916, l’esercito italiano provvide, già dall’autunno dello stesso anno, a fortificare le sue posizioni, così da poter opporre una solida resistenza al nemico anche con forze inferiori. L’altopiano divenne un enorme cantiere di guerra e vennero create 4 linee difensive così denominate:
- Linea avanzata di resistenza (la più vicina alle trincee nemiche, detta anche “di vigilanza”);
- Linea principale di resistenza (presso cui le truppe italiane avrebbero dovuto opporre il massimo ostacolo all’avanzata ostile, detta anche “di resistenza ad oltranza”);
- Linea arretrata di resistenza (presso cui ammassare i rincalzi ed attestarsi in caso di perdita della linea principale, detta anche “Linea marginale” in quanto disposta sull’ultimo crinale montuoso a meridione dell’altopiano);
- Linee strategiche (disposte oltre il margine meridionale dell’altopiano, sulle colline che digradano verso la pianura).